Sala Romana – ala breve
La sezione romana del museo di Como è ospitata al piano terra di Palazzo Olginati, in uno spazio conformato a L. Lungo l’ala breve sono esposte parti di edifici o monumenti, in marmo di Musso, alle quali si aggiungono alcune vetrine dedicate a ritrovamenti effettuati nella città di Como.
Vetrina – Villa di Via Zezio
Sono esposti alcuni oggetti recuperati durante gli scavi degli anni ’70 presso la villa situata tra via Zezio e via Tommaso Grossi. Tra di essi spicca un’antefissa che mostra il volto di una gorgone (mostro dai capelli serpentiformi). L’antefissa era destinata a coprire lo sbocco delle grondaie del tetto e l’immagine mostruosa aveva lo scopo di “spaventare” e quindi tener lontani gli spiriti maligni.
Un altro oggetto rinvenuto in questo contesto è la statuina bronzea di una Venere “pudica” che con una mano copre le parti intime. Vicino ad essa c’eranoi resti di una piccola cassetta di legno con tanto di cerniera e serratura, destinata a custodire la sacra statuina.
Dadi di via Cinque Giornate
Risalgono al II secolo d.C. quattro blocchi in marmo di Musso, riutilizzati come materiale da costruzione in una torre tardo-antica all’angolo tra viale Varese e via Cinque Giornate. Sono basi di colonne, decorate sulle quattro facce con motivi a bassorilievo inquadrati da lesene angolari con capitelli corinzi. I sedici rilievi raffigurano coppie di divinità, episodi mitologici, atleti e poeti. Ogni soggetto rappresentato si lega concettualmente a quello posto di fianco o di fronte.
Tra i miti riprodotti, compare ad esempio quello di Perseo e Andromeda, dove Perseo impugna con una mano la spada uncinata e con l’altra la testa di Medusa.
Di altro genere sono le facce contrapposte che raffigurano due pugili vincitori rispettivamente delle Olimpiadi (simboleggiate da un’anfora con il ramo di palma sacro a Zeus) e delle Pitiche (giochi che si svolgevano a Delfi, sacri ad Apollo come dimostrano gli oggetti simbolo del dio, ossia il tripode e l’alloro).
La provenienza di queste basi di colonne ci è suggerita da due scene affiancate sulle facce esterne: è raffigurato da un lato un giovane poeta imberbe che si accinge a scrivere il suo testo, aiutato dalla Musa che gli suggerisce alle spalle; sul blocco accanto lo stesso poeta, ormai adulto, con la barba che ne nasconde il mento, fa omaggio della sua opera alla Musa. Il tema di queste scene potrebbe legarsi a una biblioteca, forse quella donata da Plinio il Giovane ai suoi concittadini. A questo proposito vale ricordare come dalla stessa torre di via Cinque Giornate provenisse anche una base di statua dedicata a Plinio il Giovane.
Rilievo dei cavalieri
In fondo alla sala, è ancora un’opera in marmo di Musso che attira il visitatore. Si tratta di un ritrovamento effettuato nel ‘500 in Piazza San Fedele e che apparteneva forse a un monumento funebre. Sono raffigurate scene divise in due registri. Il registro superiore, più ampio, mostra una “decursio”, ossia la sfilata che i giovani cavalieri compivano quando, raggiunta l’età adulta, venivano introdotti in società. I giovani appaiono sui loro cavalli, preceduti e seguiti dai servitori a piedi.
Le scene di caccia (al cervo e al leone) e di agilità (volteggio su un cavallo) riassumono forse le prove superate dai giovani cavalieri prima di essere presentati alla società. Forse in queste scene sono compaionoi momenti più importanti della vita di qualche giovane cavaliere morto prematuramente.
La groma
Guardando verso il cortile del Museo, si nota infine un oggetto curioso: un bastone sulla cui sommità si trova una croce orizzontale. Alle estremità della croce vi sono quattro fili tesi da pesi a piombo. Si tratta di una groma, lo strumento utilizzato dagli argimensores per tracciare le vie di città e campagna in modo da ottenere incroci ortogonali. La groma punta su via Vittorio Emanuele, che nella Como romana costituiva uno dei cardini minori, ossia delle vie secondarie orientate grossomodo nord-sud.