Sui “magistri comacini” delle carte longobarde si è scritto molto.
Pur essendo chiaro che il termine stesse a indicare i costruttori dell’epoca e avesse quindi un significato professionale, si è molto discusso sull’origine di tale dizione.
Indice contenuti
“magistri comacini”: dove compare il termine?
Il termine sembra limitato alla società longobarda.
Compare essenzialmente in:
- Editto di Rotari (anno 653): gli articoli 144 e 145 trattano le responsabilità dei “magistri com(m)acini” in caso di incidenti.
- “Memoratorium de mercedibus com(m)acinorum” (tariffario del secolo VIII con gli emolumenti per i “com(m)acini”.
Oltre ai sopra elencati, ricordiamo altri pochi documenti, come quello dove compare un “Rodpertus magister comacinus” (Tuscania, anno 739).

Etimologia del nome
Sulla derivazione del termine “magistri com(m)acini” (con una o con due “m”) gli studiosi si sono sbizzarriti con varie etimologie:
- geografica: dal territorio “comacino” nel senso di “comasco” in senso lato;
- “cum machinis”: per il fatto che a volte lavoravano con “machinae” (impalcature);
- “ga-makin”: voce germanica che significava “costruttore”;
- “co-monaci”: alludendo a “confraternite” di operai;
- “Commagena”: località nel Norico dove vi sarebbero stati carpentieri longobardi.
Mi limiterò a commentare le prime due, le uniche che hanno avuto seguito in letteratura.
Derivazione geografica
Si tratta dell’etimologia di “com(m)acini” più semplice e da sempre preferita dai glottologi.
Nel Codex vercellensis (VIII sec., una delle copie più antiche e prestigiose dell’Editto di Rotari) il termine è scritto con una sola “m”, come nell’aggettivo ”comacinus”, che in età tardo romana era un’alternativa a “comensis”, col significato di “comasco” in senso lato:
- “rupes comacinas” sono i monti di Como in una lettera di S.Ambrogio (IV sec.);
- “lacus comacenus” è il lago di Como in un itinerario tardo romano (Itinerarium Antonini);
- “insula comacina /commacina /amacina” è l’Isola Comacina in Paolo Diacono (VIII sec.).
Per cui i “magistri com(m)acini” non sarebbero altro che le maestranze reclutate nella zona dei laghi lombardi dopo la caduta dell’enclave bizantina (facente capo all’isola comacina) in mano longobarda nel 588.
Dopo vent’anni di stasi edilizia, i Longobardi iniziano a costruire o restaurare edifici a Milano, Monza, Pavia, Castelseprio: è lecito pensare che utilizzassero inizialmente le maestranze ancora attive nella vicina zona dei laghi, specializzate (data la natura del territorio) nel lavorare la pietra e nella carpenteria e da poco venute in loro possesso.

Derivazione di “commacini” da “cum machinis”
Suggestionati da Isidoro di Siviglia (VII sec.) che faceva derivare la parola latino-germanica “machio”, “macio” (“muratore”) dalle “machinae” (impalcature) su cui i magistri a volte si appoggiavano, molti studiosi hanno proposto questa derivazione:
(magistri) “cum machinis” > “cum macinis” > “cummacini” > “commacini”.
Un’etimologia che ha avuto in passato grande fortuna, ma che i glottologi non hanno mai digerito.
Nel 2008 Carlo Alberto Mastrelli, linguista dell’Università di Firenze, faceva giustamente notare che in tutto il latino classico e medievale non esiste alcun esempio di “magister” con il “cum”!
Conclusioni sull’origine dei magistri comacini
Per quanto detto, molti studiosi moderni ritengono plausibile che il termine “magistri com(m)acini” indicasse inizialmente maestranze comasco-luganesi (cioè “comacine” in senso geografico). Le prime maestranze reclutate dai Longobardi per operare nelle vicine Milano, Monza e Pavia, sedi del loro potere. Successivamente il termine sarebbe stato esteso all’intera categoria di costruttori dell’epoca.
di Marco Lazzati
Link e riferimenti:
- M. LAZZATI, I Maestri Comacini tra mito e storia, 2020.
Articolo PDF con abbondante bibliografia.