L’origine degli Etruschi, popolo antico e misterioso

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L’origine degli Etruschi, popolo antico e misterioso

L’origine degli Etruschi è dibattuta da 2500 anni, disponiamo di tre diverse ipotesi:

Origine centro-sud Europa

sostenuta da alcuni archeologi e linguisti.

Origine orientale

Sostenuta da antichi storici e scrittori greci (almeno 8 fra cui Erodoto) e romani (almeno 15), da oltre 30 archeologi italiani, francesi e tedeschi, da linguisti e anche supportata da studi genetici.

L’origine orientale viene sostenuta oggi da una particolare ricerca genetica effettuata sul DNA mitocondriale del Bos taurus.

Risulta che le attuali razze bovine toscane, presentano delle varianti genetiche sconosciute in altre parti d’Italia, ma peculiari di Anatolia e Medio Oriente.

Secondo l’ipotesi di origine orientale, gli etruschi sono partiti dalla Lidia, regione anatolica che non era stata raggiunta dalle ondate invasive degli Indoeuropei.

I lidi avrebbero portato nella nostra penisola alcuni aspetti culturali pre-indeuropei:

  • la lingua,
  • l’importanza della donna nel nucleo familiare e sociale,
  • la superiorità delle divinità femminili sugli dèi maschi.

Sono tutti aspetti  caratteristici dell’antica cultura neolitica.

Gli Etruschi erano autoctoni?

Da archeologi italiani fra i quali ha fatto scuola di  M. Pallottino (nel secolo scorso), che ha coinvolto tutti i suoi allievi e discepoli.

L’autoctonia degli Etruschi è condivisa oggi dagli archeologi della Soprintendenza.

Fra gli storici del passato, questa terza ipotesi era stata avanzata da Dionisio di Alicarnasso, storico della romanità augustea.

I romani tenevano a dimostrare una loro antica origine dalla Grecia o dalla Troade, disdegnando di essere imparentati e culturalmente in debito con gli Etruschi.

La cultura Villanoviana

Una ulteriore materia del contendere riguarda le culture Protovillanoviana (XI sec.) e Villanoviana (X sec.), che in Etruria hanno preceduto il manifestarsi della civiltà etrusca.

Alcuni sostengono che si tratti di una evoluzione continua, avvenuta sul posto: Protovillanoviani-Villanoviani-Etruschi.

Altri sostengono che questi ultimi si sono stabiliti nell’Etruria sovrapponendosi alle genti locali.

Le popolazioni villanoviane erano dotate di un buon livello culturale, ma i nuovi venuti avrebbero apportato concetti nuovi e tecniche superiori.

Sarcofago Etrusco in terracotta, o "Sarcofago degli sposi"

Le genti immigrate in Etruria nella preistoria e nella protostoria

A seguito della rivoluzione neolitica ci fu un progressivo passaggio da una economia paleolitica di caccia e raccolta, ad una nuova economia di allevamento e coltivazione.

Nel corso del VI millennio anche la penisola italica è stata raggiunta da genti provenienti dal Vicino Oriente.

Queste si sono sovrapposte agli  aborigeni di cultura paleolitica, formando la popolazione degli Umbri.

Nei millenni successivi (V e IV a.C.), dalle pianure della Siberia Occidentale, genti dedite all’allevamento (ma non all’agricoltura) si sono riversate sull’Europa in ondate successive e distruttive.

Si tratta del popolo dei Kurgan, più noto come Indo-europei (o Pre-Indoeuropei).

Altre ondate migratorie di origine centro-europea portano nella Penisola la civiltà del Vaso Campaniforme.

Migrazione seguita più tardi dalla  civiltà dei Campi di Urne (entrambe portano il rito della incinerazione).

I Rinaldoniani

Intorno al 3.600 a.C. un popolo egeo-anatolico, ancora di cultura preindoeuropea ed eneolitica, giunge sulle rive tirreniche dell’Etruria alla ricerca di minerali ferrosi.

Nasce così la nuova facies di Rinaldone (sito eponimo in comune di Montefiascone), comunità strutturata e tecnologicamente avanzata.

I Rinaldoniani lasciano un nuovo rituale funerario con sepolture in tombe a fossa e in grotticelle artificiali.

Questa realtà protostorica tosco-laziale è stata studiata in particolare dal prof. Ferrante Rittatore Vonwiller.

Dal 1962, Vonwiller ha ricoperto la carica di direttore del nostro Museo Civico Archeologico di Como.

Successivamente le ricerche in Etruria sono state condotte da altri archeologi fra cui la prof. Nuccia Negroni Catacchio dell’Università Statale di Milano.

Intorno al 2600 a.C. i Rinaldoniani si incontrano e progressivamente si fondono con le genti portatrici della cultura del Vaso Campaniforme.

La fusione con questa cultura che si estende dal Nord sino alle rive dell’Arno, diede origine alla civiltà Appenninica.

I Pelasgi e i Tirreni

Nel corso del secondo millennio, sempre dall’Oriente Mediterraneo, migra verso la nostra Penisola una nuova popolazione, definiti Pelasgi dagli antichi.

Forse erano fuggiti dal regno cretese-minoico, dopo la calata dei Micenei-Achei.

I Pelasgi sono portatori di tecniche avanzate nella metallurgia e nel campo costruttivo.

È attribuibile a loro la tecnica delle mura ciclopiche/poligonali.

Secondo alcuni storici greci, i Pelasgi sarebbero stati seguiti dai Tirreni, di provenienza anatolica, con i quali si sarebbero fusi.

Queste genti migrate dal Vicino Oriente potrebbero essere accorpate ai “Popoli del mare”.

Si tratta di bande di origini prevalentemente egeo-anatoliche e militarmente forti.

Con le loro migrazioni invasive e distruttive tanto sconquasso provocano nel Mediterraneo centrale e orientale.

All’insediamento in Etruria di questi Pelasgi- Tirreni si attribuirebbe la nascita della cultura Protovillanoviana.

Centro-europei o Illiri

Tra la fine dell’Età del Bronzo e l’inizio dell’Età del Ferro genti di  origine illirica o centro-europea scendono nella Penisola.

Erano attirate dalla popolazione italica più avanzata di loro; nasce così la facies Villanoviana, che può essere definita come cultura pre-etrusca o proto-urbana.

La regione acquista così una nuova omogeneità culturale.

È a questo punto che dalla Lidia sarebbero arrivati gli Etruschi.

Tomba etrusca a tumulo

Possibili conclusioni

Si potrebbe concludere che l’insieme del popolo che chiamiamo “etrusco” fosse inizialmente composto da genti che sin dai primi secoli del I millennio a.C. occupavano  l’Etruria.

A questi si unisce un gruppo di migranti (definiti Rasenna), provenienti dalla Lidia.

I nuovi arrivati, almeno all’inizio, rappresentano non più del 10-20 % della popolazione locale e mantengono una loro identità.

Essendo di tradizioni e cultura pre-indoeuropee parlano una lingua diversa, mentre i “locali” continuano a parlare una lingua del gruppo osco.

I Rasenna adorano divinità prevalentemente femminili e conferiscono alla donna una posizione importante nell’ambito familiare e sociale.

Sono inoltre maestri nell’arte divinatoria.

 

Perché la civiltà degli etruschi si distingue dalle altre comunità italiche?

Ben altre sono le differenze fra gli Etruschi, nuovi arrivati, e le antiche popolazioni locali.

Grandi fabbri e guerrieri

I Rasenna sono più avanzati sia nell’organizzazione militare, sia nell’abilità di estrarre e lavorare i metalli.

Dall’Oriente portano nuove usanze che sconvolgono la cultura locale.

Una nuova religione

Gli immigrati formano uno stato teocratico, basato su una religione propria, forza motrice e polo di aggregazione della loro civiltà.

Costruiscono templi ad imitazione di quelli greci (secondo Vitruvio), con colonne e coperture lignee e frontoni in terracotta.

Solo verso il VI secolo elevano templi in struttura muraria.

Riti funerari etruschi

Poliedrici sono i loro costumi funerari. Le tombe possono essere a pozzetto (le più antiche), in fossa e in forme diverse: rupestri-sotterranee, ossia in grotte artificiali anche monumentali (tombe a camera) spesso ricavate sotto emergenze rocciose sagomate a dado, a semidado a edicola o a tempio.

Le più complesse tombe a camera hanno un dromos e una copertura a tholos.

Spesso sono ricoperte da un tumulo che può comprendere anche due o tre singole tombe.

Diverse sepolture al loro interno sono scolpite (e anche dipinte), in modo da raffigurare un’abitazione vera e propria.

Si tratta di un concetto funerario presente anche in Sardegna e, in Oriente, nella Licia.

Nuove arti

Merito dei nuovi immigrati  è stato quello di portare nella Penisola diversi aspetti dell’arte.

Gli etruschi sviluppano il proprio senso artistico e artigianale con il supporto di artisti greci e orientali, che chiamano ed accolgono fra loro.

Questi artisti importano e realizzano in loco le prime statue a grandezza naturale in marmo (antropomorfe e zoomorfe), sviluppando la pittura (parietale e vascolare).

L’arte divinatoria degli Etruschi

Gli Etruschi portano nella Penisola l’arte divinatoria, di antica derivazione mesopotamica.

In particolare si parla di esame delle viscere animali, del volo degli uccelli e altri aspetti.

I loro sacerdoti e aruspici portavano una insegna di potere, il lituo (bastone con l’estremità angolata o ricurva).

Questo bastone ha origini antichissime e lo ritroviamo oggi ancora nel pastorale del vescovo.

Nel complesso tutte le caratteristiche proprie della civiltà etrusca distinguono questo popolo dalle altre genti italiche loro contemporanee:

  • Umbri,
  • Sanniti,
  • Sabini,
  • Equi,
  • Marsi,
  • Volsci,
  • Piceni,
  • Falisci,
  • Ernici,
  • Latini.

Il che potrebbe confermare l’ipotesi della loro origine alloctona.

Tombe degli etruschi scavate nel tufo

Gli Etruschi e i rapporti con i Romani

Gli Etruschi sin dalla loro origine si sono distinti per le loro grandi capacità:

  • Estrazione e lavorazione dei metalli,
  • Produzione di oggetti artistici, di decoro personale e di uso quotidiano.

Grandi orafi e fabbri

I loro prodotti di oreficeria sono di alto livello.

Sappiamo che venivano esportati anche in centro-Europa, insieme a manufatti metallici di uso quotidiano:

  • situle,
  • brocche,
  • vasi decorati.

Spesso erano oggetti per banchetti cerimoniali, senza parlare di oggetti artistici e sacri in bronzo.

Terracotta etrusca

Erano anche maestri nella produzione e decorazione di oggetti in terracotta: statue, urne cinerarie, antefisse e vasi decorati a imitazione dei vasi greci.

Per quanto riguarda i vasi, oltre a produrre in proprio, ne importavano in grande quantità dalla Grecia.

Questa loro ricercata produzione ha consentito agli Etruschi di arricchirsi “in proprio”, contrariamente ai Romani che si arricchivano gestendo i territori a loro soggetti.

I romani devono tanto agli etruschi

Gli Etruschi hanno insegnato ai Romani l’amore per l’arte, ma anche la tecnica navale, l’agrimensura e la tecnica idraulica.

Quest’ultima è stata determinante per la realizzazione dei monumentali acquedotti romani.

I loro rapporti reciproci sono sempre stati conflittuali.

Mano a mano che la progressiva conquista romana avanzava nelle più importanti città etrusche, essa ne assorbiva la popolazione.

I Romani hanno sempre riservato ai loro vicini un insieme di rispetto e di venerazione per la loro superiorità culturale.

E’ interessante ricordare come alcuni generali e imperatori si sono rivolti ad aruspici etruschi per avere una profezia.

Anche nel tardo impero i romani si affidavano ai maestri divinatori per conoscere l’esito di battaglie e guerre.

di Alberto Pozzi