Una danza macabra a Como: la chiesa e l’ospedale di San Lazzaro

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Una danza macabra a Como: la chiesa e l’ospedale di San Lazzaro

L’Ospedale di San Lazzaro venne edificato sul finire del XII secolo ai piedi del colle Baradello. Il sito si trova tra la cinta muraria più esterna detta traversa o murata. Questa porzione di mura chiudeva l’accesso alla convalle sull’asse Baradello- Castelnuovo. A racchiudere il sito troviamo la cinta muraria interna (riedificata dal Barbarossa tra il 1158 e il 1192).

L’ospedale di San Lazzaro è definito nuper constructum (di nuova costruzione), in un documento del 1204.
La fonte più antica, circa l’edificazione del complesso, risale al 1192.

Rimane incerto a quale ordine appartenessero i religiosi preposti alla gestione del complesso.

è probabile che l’ospedale fosse legato agli ordini cavallereschi crociati (verosimilmente all’Ordine degli Ospitalieri). Non è da scartare l’ipotesi che  fosse legato all’Ordine degli Umiliati, un movimento spirituale laico nato nel XII secolo.

L’Hospitales sorgeva lungo la via Regina, che costituiva il collegamento tra Como e l’alto lago, e di seguito i passi alpini.

La sua particolare posizione tra le due cerchie di mura indica che la struttura aveva lo scopo di accogliere i pellegrini in transito. Questo serviva a prevenire la diffusione di malattie epidemiche. Si tratta d’una sorta di struttura per la messa in quarantena dei forestieri, prima che entrassero nel centro cittadino di Como.

 

  • La gestione dell’ospedale: Cavalieri Ospitalieri oppure Ordine degli Umiliati?
  • La struttura dell’ospedale e la chiesa duplicata
  • Gli affreschi interni
  • La danza macabra
  • Il complesso oggi

 

La gestione dell’ospedale: Ordine degli Umiliati, o Cavalieri Ospitalieri?

I Cavalieri Ospitalieri

Formalmente Cavalieri dell’Ordine dell’Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme (oggi noti come Cavalieri di Malta). Sono un ordine religioso cavalleresco, nato intorno alla prima metà del XI secolo. Fu fondato a Gerusalemme, in seguito alla prima crociata (1096-1099).

Sorto come un ordine di assistenza e cura dei pellegrini, si evolse rapidamente in un Ordine di monaci-guerrieri. I cavalieri e soldati che ne facevano parte, indossavano una sopravveste nera con una croce bianca.
Nel 1113 papa Pasquale II rese l’Ordine autonomo e sovrano con il protettorato della Santa Sede, seguendo la Regola agostiniana.

Il Movimento degli Umiliati

Venne istituito con bolla papale nel 1201 da Papa Innocenzo III.
Fu uno dei molti movimenti spirituali sorti nel XII secolo in contrasto con la ricchezza ostentata dal clero. Propugnavano un ritorno verso una vita più austera e frugale.

A differenza dei Cavalieri Ospitalieri, che pur mutando forma, sono sopravvissuti fino ai giorni nostri, l’ordine degli Umiliati venne soppresso nel 1571.

Chi gestiva l’Ospedale?

Su quale dei due ordini avesse in conduzione il complesso di San Lazzaro, non vi è molta certezza. Entrambi gli ordini avevano delle loro “case” sparse nelle principali città italiane.
Si sa dai documenti che i Cavalieri Ospitalieri avessero una loro casa in Como, nel Borgo di Sant’Agostino.
Allo stesso modo, gli Umiliati avevano numerosi cenobi in città e nel suo contado.

Il Rovelli, in un documento del 1265, trovò la dicitura “Conventus et capitolus Hospitalis confratum et umiliatorum hospitali Sancti Lazari”. Ne poté desumere che all’ospedale di San Lazzaro era annesso un convento di Umiliati.

Giovanni Braidense e Benedetto Giovio affermano che nell’elenco delle varie case degli Umiliati presenti in Como, quella di San Lazzaro non compare nelle proprietà dell’Ordine.
Nell’elenco delle decime straordinarie raccolte tra il 1295 ed 1298, il convento di San Lazzaro non figura nell’Ordo Humiliatorum, ma tra gli Extravagantes.

Infine in un documento del 1421, relativo all’investitura a ministro di tale Antonio de Ferraris, risulta professata nel convento la Regola di Sant’Agostino. Da tempo era divenuta la regola più diffusa negli istituti ospedalieri.

Conclusioni

Da questa analisi si può concludere che i religiosi dell’Ospedale di San Lazzaro non appartenessero direttamente a nessuno dei due Ordini religiosi.
Furono semplicemente degli Ospedalieri osservanti la regola di Sant’Agostino, che intrecciarono la propria storia con l’ordine degli Umiliati.
Non sembra che arrivarono mai a una vera dipendenza.

 

 

La struttura dell’ospedale

La chiesa di San Lazzaro ha una storia del tutto singolare ed è architettonicamente unica nel suo genere.

Per carpire la struttura del complesso, ormai compromessa ai giorni nostri, è fondamentale fare riferimento alla visita pastorale del Niguarda, avvenuta nel 1592.

Da questa autorevole fonte, sappiamo che la chiesa di San Lazzaro aveva un campanile ed era a unica navata duplicata. Vi era una chiesa inferiore e una superiore, a cui si accedeva mediante un doppio scalone.

Questa particolarità spiega la non comune altezza del claristorio (il livello più alto della navata), costituito da quattro monofore allineate sui prospetti Nord e Sud.

L’interno della chiesa

Dal documento in Ecclesia sancti Lazari de subtus, sappiamo che nel 1311 la chiesa aveva questa singolare conformazione. La pianta della navata si presenta a forma trapezoidale, con abside quadrangolare orientata ad e Est. Da quest’ultima si aprono due ampie finestre rettangolari, cui è sovrapposto un arco a tutto sesto sul prospetto esterno.

La facciata su Via Rimoldi è indubbiamente l’elemento architettonico che testimonia il passato religioso del complesso. La parte bassa del prospetto, che immetteva nella navata inferiore, non è più visibile a causa dell’innalzamento del livello della strada. La parte che emerge dal piano stradale, presenta un motivo verticale costituito da un finestrone bicromo e da un oculo in arenaria. In origine era presente anche un’apertura cruciforme, tamponata nel tempo, e visibile solo sul prospetto interno.

L’interno della navata superiore ha perso il suo antico aspetto medievale. Lo spazio è scandito da paraste doriche che reggono una volta incisa da unghie (elementi architettonici riconducibili al XVII secolo).

Un particolare approfondimento merita l’abside di forma quadrangolare, elemento estraneo ai canoni dell’architettura romanica. Nell’area comense ha avuto un ampio utilizzo, per esempio in San Agostino in Como.
In San Lazzaro è stata rinvenuta una lapide (oggi esposta nel civico museo cittadino), che attesta l’esecuzione di lavori nel 1310. L’assonanza stilistica tra le monofore del claristorio e l’abside fa su

 

 

La navata inferiore

Per quanto riguarda la composizione spaziale della navata inferiore essa è di difficile comprensione, vista l’impossibilità di accedervi. Sappiamo dalle fonti storiche successive al Ninguarda, che la chiesa inferiore era anch’essa a navata trapezoidale e sormontata da una volta a botte che la separava dalla chiesa superiore.

La volta a botte venne demolita in epoca posteriore a quella del Ninguarda. Vennero rinforzate contestualmente le strutture perimetrali, attraverso l’ispessimento dei parametri murari e l’inserimento di lesene.

Venne anche rialzato il piano di calpestio, realizzando dei rudimentali “vespai”. Si tratta di una specie di cantine di fondazione, per diminuire le infiltrazioni di umidità. Queste dovevano essere la principale causa di inagibilità della chiesa inferiore.
Indagando le fonti successive al Ninguarda, possiamo datare queste opere tra il 1592 ed il 1619.

La decadenza di San Lazzaro

L’ospedale di San Lazzaro rimase autonomo fino al 1485, anno in cui venne unito all’Ospedale Maggiore di S. Anna appena fuori dalla cortina muraria della città.
Da lì iniziò un lento declino del compendio ospedaliero.
Si ha memoria che San Lazzaro fu un edificio di culto fino all’aprile del 1779. In quella data la chiesa venne sconsacrata e i beni del complesso vennero frazionati e venduti.
Della torre campanaria non rimane traccia, mentre degli elementi ospedalieri rimane una cortina muraria su via Rimoldi.

Successivamente gli edifici che costituivano l’ospedale e la chiesa di San Lazzaro vennero adibiti ad abitazioni e magazzini.

 

Gli affreschi interni

Nonostante l’incuria ed il degrado che ormai dominano le sale della chiesa di San Lazzaro, restano ben visibili parte degli affreschi trecenteschi.
Le aree ancora dipinte si trovano nella chiesa superiore, lungo le pareti laterali, nel catino absidale e nell’arco trionfale.

Nell’absidale è raffigurato il Redentore come descritto nell’apocalisse, seduto in trono con nei quattro angoli i quattro animali mistici che rappresentano gli evangelisti.
Ai piedi del Redentore, sull’arco trionfale, era raffigurata l’annunciazione. Sulla sinistra dell’arco è ben visibile un angelo annunciatore, mentre l’affresco che avrebbe dovuto rappresentare la Vergine è andato perduto.
I tratti e le linee dell’affresco appaiono simili al ciclo pittorico sull’arco trionfale della trecentesca Chiesa di S. Agostino in Como.

Per il programma iconografico e i caratteri pittorici, gli affreschi in San Lazzaro sono simili alla rielaborazione post-giottesca della pittura lombarda.

 

La danza macabra

L’iconografia della danza macabra

L’iconografia della Danza macabra è purtroppo tornata attuale in questi giorni. La peste di questo secolo (da poco iniziato), il Covid-19 ha mietuto in poche decine di giorni migliaia di vittime.

La Chiesa di San Lazzaro è per lo più nota per la presenza sul prospetto della chiesa della Danza Macabra. Si tratta di un’iconografia tardo-medievale, rappresentante una danza fra uomini e scheletri.
Il tema era ampiamente diffuso nell’Europa centro-settentrionale del XIV-XV secolo. Era nato come diretta conseguenza della grande peste del 1348, avendo infuriato in tutta Europa.

Una Danza macabra per un luogo di quarantena

In San Lazzaro la scena affrescata, risalente al XV secolo è opera di un artista ignoto. Essa è stata ritratta a San Lazzaro in quanto l’ospedale collegato era nato come luogo di quarantena per i forestieri.
La città di Como era stata duramente colpita dalla peste a più riprese durante tutto il XV secolo. Sono documentate le ondate di peste del 1400, del 1432, del 1455 e del 1486; così la Danza Macabra viene a caratterizzare San Lazzaro come luogo tristemente simbolo della vita cittadina.

Un Affresco scomparso

Oggi dell’affresco non vi è più traccia, vittima del tempo e dei canoni rinascimentali e barocchi che affrontavano il tema della morte in altro modo.
Le tracce dell’esistenza di quest’opera le dobbiamo essenzialmente a due attenti studiosi:

  • Francesco Scalini, nel 1828 (con l’affresco ormai compromesso), diede ordine di copiarlo.
  • Carlo Zardelli, a distanza di vent’anni dallo Scalini, descrisse minuziosamente i “Morti di San Rocco”. Era il nome che il volgo aveva dato alla Danza Macabra sulla facciata di San Lazzaro.

Un ritratto della società

Stilisticamente parlando, per quanto riguarda il suo andamento, la Danza macabra appartiene agli esempi delle sfilate dette “a catena”. In questi dipinti i personaggi rappresentano le classi sociali dell’epoca. Vi sono il clero, i nobili, i mercanti, i contadini, ecc. Nessuno poteva sfuggire alla morte nonostante il suo status sociale.

Lo Zardelli nota che il “corteo” è diviso in sette gruppi.  In ogni gruppo la morte è rappresentata da uno scheletro danzante, accompagnato da una figura viva. Ogni vivente è immagine della sua estrazione sociale.
Non c’è distinzione di sesso sia tra i vivi, sia tra i morti. Gli scheletri che presentano una lunga chioma sono indubbiamente femminili, così come i vivi agghindati con acconciature e abbigliamenti muliebri, come le corone di fiori che cingono il capo delle donne. Le figure appaiono irrigidite per il terrore, a differenza degli scheletri che si muovo disinvolti, accennando movenze e posizioni suscitate da strumenti musicali invisibili.

Anche il colore recitava un elemento di impatto emotivo estremamente deciso. L’atteggiamento riluttante dei “vivi” era rappresentato dal colore bianco dei loro volti, in contrapposizione a colori sgargianti delle vesti rosse, verdi e azzurre. Il tutto da immaginarsi su uno sfondo bianco dell’intonaco del muro.

Il complesso oggi

Il complesso di San Lazzaro, oggi di proprietà privata, vive in uno stato di degrado e di completo abbandono. Gli ultimi interventi di manutenzione sono stati effettuati tra il 2003 ed il 2004, coordinati dalla Soprintendenza. Principalmente si tratta della messa in sicurezza dei tetti, scoperchiati da eventi atmosferici.

Un secondo intervento è avvenuto nel 2009, quando è stata messa in sicurezza la facciata che prospetta su via Rimoldi. Dopo questi ultimi interventi, cosa ne sarà del compendio non è dato sapere. Oggi rimane impassibile nella sua posizione ai piedi del Baradello in attesa che giungano giorni migliori.

Di Enrico Colombo

Fonti

  • Stefano Della Torre, Note sulla chiesa e l’ospedale di San Lazzaro in Como. Estratto dal fascicolo nr. 160 – anno 1978 della Rivista Archeologica Comense.
  • Carlo Zardetti, Danza della Morte dipinta a fresco sulla facciata della chiesa di S.Lazzaro fuori di Como, Milano 1845
  • Nicoletta Della Casa, La Danza Macabra di San Lazzaro a Como
  • Immagini della danza macabra nella cultura occidentale dal Medioevo al Novecento, Collezione Invernizzi, Como, Pinacoteca civica-Palazzo Volpi, 30 ottobre 1997-17 maggio 1998, Nodolibri, Como 1995